“Perché tutti sanno che nessuno veramente sa Come far funzionare le cose, O come rendere più sopportabile la ferita” (leonard cohen)

È difficile spiegare come la scomparsa di una persona che si conosce solo attraverso la sua arte possa produrre un’eco di dolore così profonda, succede solo con pochi artisti, quelli che sono riusciti a comunicare, attraverso questa arte, con l’umanità più autentica, quella che ognuno porta nella parte più nascosta del cuore, quella fragile e sola, specialmente in questi tempi in cui l’immagine del sé deve essere per forza vincente, patinata, sempre al top.

Leonard Cohen ha cantato di tristezza, di solitudine, di miseria ma soprattutto di amore, con passi di sensibilità che hanno lasciato orme indelebili nella storia musicale e non solo, con la malinconia connaturata alla vita ma con la gioia di chi non si arrende, il vero artista si distingue proprio per questa capacità di unire al talento, i contenuti.

Sulle onde della sua voce roca, calda e sensuale, mi sono cullata tantissime volte, trovando pace e compagnia, sollievo alla solitudine, quel sollievo che unicamente senti, nella vicinanza di anime affini.

In questi giorni così tristi, che mi avvicinano ad un altro anniversario doloroso, questa scomparsa, più di altre, mi rende fragile come non mai.

Riprendo in mano il suo libro di poesie per cercarlo nella sua essenza, un libro fatto di parole e di disegni, in questo momento non sopporterei di ascoltare la sua musica.

L’arte sembra un lusso inutile ma invece è una parte vitale dell’esistenza, l’ Anima, lo Spirito, e quando viene a mancare, improvvisamente ci si accorge che la completezza dell’ essere passa attraverso essa.

E non mi vergogno di piangere il vuoto che sento. Resta nel vento Leonard ❤

 

Lungo il sentiero…

Lungo il sentiero della solitudine

giunsi al luogo del canto e lì rimasi,

per metà della vita

adesso lascio la mia chitarra

le mie tastiere

e miei amici e i miei compagni di sesso

e mi rimetto di nuovo con passo incerto

sul sentiero della solitudine…. (Leonard Cohen)

leonard-cohen

confesso che ho vissuto…pare dire da qui, citando Neruda

Le nebbie dell’intelletto

Per quello che mi riguarda gli intellettuali dovrebbero aver un ruolo ben preciso:  intuire, intellettualizzare e conseguentemente diffondere, un pensiero precussore di evoluzioni  sociali, risolutive per un benessere generale, benessere che, poi, ognuno, nella sua individualità, nella sua capacita, nel suo talento riesca a rielaborare per il proprio percorso di vita.

In questo senso il labor mentis  si può definire la produttività dell’intellettuale che non va sottovalutato, purchè sia  di qualità, innovativo e non corruttibile,

e non una realtà di pensiero che non ha più niente da dire e si arrabatta sul già detto  spacciandolo per verità  assoluta e pubblicando inutili libri che molti comprano per moda e che quasi nessuno legge.