Il silenzio della neve

 
  Il mondo luccicava di bagliori
era un natale incrostato di immondizia.
La stessa impazienza di sempre imperversava
come una delizia già pronta per l’assaggio.
Saturno crudele affilava le unghie.
Si ricordava di quando c’era un muro a Berlinoest
“Vorrei non piangere
e non sentire le voci dei morti imperversare
in un ronzio scrosciante come pioggia.”
Lei sussurrava all’orecchio di un lui innamorato
e si scaldava le mani sotto le ascelle in estasi d’amore
“Non ascoltare , ascolta solo il silenzio della neve”
Lui le mordeva le labbra a sangue dicendole TiAmo
Il silenzio della neve spegnava le voci dei morti
e il bianco sfolgorava più delle luci del natale.
“Niente è come sembra, amata mia,
tutto è irreale.
Scaldati al fiato d’amore che scalda i miei denti”
Intorno a loro il silenzio della neve
e Saturno commosso.
dimentico degli anni rinfocolava  i desideri

degli amanti dispersi nel tempo.

La Sonnambula

Lei pallida e trasognata
ammirava il giorno nelle sue macerie
incatenata ad un sogno angusto,
ad un laccio incongruo di emozioni.
Un senso di rapimento la riconduceva
ad un livore infantile accantonato.
Un sonno barbiturico le mordeva i fianchi
con denti canini laceranti e forti.
Uno scorrere di dita le lusingava le carni
brividi di musica in pizzicare d’arpa.
Piangeva senza lacrime
addomesticando la sera,
acqua cotta in un mare di silenzio
Rotti gli argini del sonno
il sangue fluiva in desiderio piano.
La notte frantumava in alba,
striature rosa si riflettevano sul viso
un braccio inerte lungo il fianco
il labbro teso morso e sanguinante.
Sveniva tra le braccia dell’aurora
le pieghe del vestito intorno al corpo
il sonno l’avvolgeva come un velo.
 
(Disperdi il tuo fiato di bambola
sulle trame del cielo
e dormi, di un sonno senza sogni)
 
Pallida e trasognata fiutava l’aria
incatenata ad un laccio incongruo di emozioni,
labirinti di ombre in cui cercare un volto.
 
 

La nubile oltranzista

La chiesa era addobbata per un matrimonio
e stanca lei dissotterrava gli anni
sepolti sotto coltri di terriccio
a semina ogni anno eppure senza frutti.
Volgeva gli occhi al viso radioso della sposa,
un sentore di invidia le invadeva il palato
come un seme di mandarino masticato e inopportuno
(I mandarini hanno semi insidiosi,
inciampano sui denti
e ti fanno tossire)
Al dito portava un vecchio anello
di foggia preziosamente antica,
 un oro con bagliori rosso arancio
come sono le passioni che non sbocciano.
Sedeva lì,
in quel posto dove sedeva sempre.
Uno spazio occupato con creanza
con sobria disinvoltura conquistata.
Bisbigli di approvazione
e critiche congiunte
frasi fatte di rito
che serve pronunciare
(bello il vestito della sposa
ma guarda lui mi sembra preoccupato
e la madre…piange poverina
i figli quando vanno lasciano vuoti)
La nubile oltranzista più non spera
vaghezza d’uomo che la sfiori appena,
svanisce l’ombra sulla ruga profonda
che incide la bocca come un sorriso spento.
***

Dell’adolescente adombrata

E’ pallida.
Notturna ed esangue come un fantasma defluito dall’abisso.
Schiaccia una lattina rossa con un feroce accanimento.
I jeans le ricadono vuoti e flosci.
Dalla camicia aperta spunta un seno a punta di matita.
Scarmigliata e dolente si accanisce contro una lattina.
 
Sulla mano ha tatuata una croce
E le unghie sono laccate di un nero opaco
Quasi sangue rappreso fermo sulle dita.
Stanca finalmente di picchiare la lattina
Si guarda intorno e sputa una bestemmia
La rabbia la rincorre come una sedia elettrica in attesa.
Vigilanza di belva le schiuma in rivoli di bava rosa dalla bocca.
 
Freme il suo corpo esile in un tremore di canna
In un respiro esalato da un fuoco che si spegne.
Il fumo le nasconde gli occhi come una veletta
E la bocca naviga in un risucchio d’onda
su un mozzicone che consuma avida.
 
L’ira le si scioglie addosso in lacrime rotonde
Sembrano balie accoglienti che le regalano abbracci
Scambia un altro sguardo con la panchina e l’albero
Mette in bocca una gomma come se fosse il suo ultimo desiderio
Contempla le mani a propria rappresentanza
forse per accertare la sua esistenza.
E toglie dalla tasca del jeans cascante
Un fazzolettino bianco, bordato di macramè
Che accoglie le lacrime e le imprigiona
Poi tira su col naso e avanza fiera
Ora è pronta a prendere a calci il mondo.
*****